
03 Mar Deglobalizzazione: la nuova realtà della Supply Chain
Il 6° Barometro dei Rischi della Supply Chain, condotto da KYU in collaborazione con Arts & Métiers, France Supply Chain, AMRAE e Belrim, rivela come l’era della globalizzazione stia cedendo il passo a un panorama internazionale frammentato caratterizzato da protezionismo, tensioni geopolitiche ed eventi climatici estremi. Il rapporto, basato su interviste con oltre 1.000 manager delle aree Supply Chain, Acquisti e Rischi di vari settori industriali, fornisce spunti cruciali su come le aziende stiano adattando le loro strategie per navigare in queste acque turbolente.
Il 2024 ha segnato la definitiva chiusura del ciclo di globalizzazione che aveva caratterizzato il commercio internazionale per decenni. L’elezione di Donald Trump, il crescente nazionalismo in Europa, l’intensificazione dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, e l’espansione dei BRICS per includere paesi come Iran, Arabia Saudita ed Etiopia hanno accelerato la divisione del mondo in blocchi concorrenti.
La fine della globalizzazione contemporanea
In pochi anni, il sistema globale è diventato multipolare, eterogeneo, potenzialmente conflittuale e, quanto meno, altamente incerto. Questa frammentazione sta ridisegnando le dinamiche del commercio globale, con flussi ora sempre più guidati da scambi tra paesi emergenti e contemporaneamente indeboliti dalla moltiplicazione delle tensioni geopolitiche, da un’economia cinese in difficoltà e dall’ascesa di politiche protezionistiche. Questa nuova realtà richiede alle aziende di ripensare fondamentalmente i loro modelli di supply chain, allontanandosi dalle reti globali focalizzate sull’efficienza per passare a strutture più diversificate, flessibili e resilienti, capaci di resistere a interruzioni improvvise.
I principali rischi che minacciano le supply chain nel 2025
Lo studio identifica le carenze di disponibilità di prodotto come il rischio più critico per le supply chain, seguito da vicino da attacchi informatici e mancanza di manodopera qualificata. Le crisi geopolitiche si classificano al quarto posto, riflettendo la crescente preoccupazione per le tensioni internazionali e il loro impatto sui flussi commerciali. Fallimenti logistici, eventi meteorologici estremi, aumento dei costi, fallimenti dei fornitori, volatilità della domanda e non conformità ESG completano i primi 10 rischi. Molti di questi rischi sono interconnessi. Ad esempio, le tensioni geopolitiche tra le principali potenze possono portare a restrizioni commerciali che causano carenze di prodotto. Analogamente, eventi meteorologici estremi possono interrompere le reti logistiche, causando ritardi e aumenti dei costi. Il rapporto evidenzia come la siccità nel Canale di Panama nel 2024 abbia ridotto il transito del 30% rispetto all’anno precedente, causando interruzioni diffuse per le industrie dipendenti da questa cruciale rotta di spedizione. Le minacce informatiche hanno raggiunto livelli allarmanti, con le aziende che hanno subito una media di oltre 1.500 attacchi a settimana nel 2024. Le piccole e medie imprese sono particolarmente vulnerabili, con due su cinque che hanno subito incidenti di sicurezza e due su dieci violazioni di dati. Il rapporto menziona come l’attacco al produttore americano di software per la Supply Chain Blue Yonder abbia interrotto i servizi per oltre 3.000 clienti, tra cui Microsoft, Tesco, Starbucks e BIC.
Vulnerabilità settoriali in un mondo che si frammenta
Diversi settori affrontano sfide uniche in questo nuovo panorama. L’industria automobilistica sta subendo una profonda trasformazione a causa dell’elettrificazione, portando a diffuse interruzioni nella sua catena di approvvigionamento. Importanti produttori hanno annunciato licenziamenti massicci mentre si adattano alle mutevoli condizioni di mercato. L’industria chimica europea sta affrontando una crisi di competitività a causa dei costi energetici più elevati rispetto agli Stati Uniti, alla Cina e al Medio Oriente. L’industria alimentare continua a fare i conti con interruzioni legate al clima. Nel 2024, piogge eccessive in Francia, siccità nel Mediterraneo e in Brasile, e uragani negli Stati Uniti hanno esacerbato le carenze di prodotti agricoli essenziali. Il cacao è stato particolarmente colpito da cattivi raccolti e malattie, portando a impennate dei prezzi. Nel settore logistico, la digitalizzazione dei processi si è intensificata con l’aumento dell’adozione di IoT e AI, consentendo una migliore visibilità delle scorte e una gestione più efficiente dei magazzini. Tuttavia, questa trasformazione tecnologica ha anche aumentato l’esposizione del settore ai rischi informatici. Il settore continua inoltre ad affrontare gravi carenze di forza lavoro, con l’IRU che stima che la carenza di autisti in Europa potrebbe superare i 2 milioni di posti vacanti entro il 2026.
Costruire resilienza in tempi incerti
Per affrontare queste sfide, le aziende stanno implementando varie strategie per rafforzare la resilienza della loro supply chain. Il rapporto indica che il 53% degli intervistati considera il proprio sistema di gestione dei rischi della Supply Chain insufficiente, anche se questo rappresenta un miglioramento del 10% rispetto al 2023. Le aree di attenzione chiave includono la mappatura dei fornitori a più livelli della catena del valore, la raccolta di dati in tempo reale, lo sviluppo di solidi piani di continuità aziendale e l’adozione di strategie di approvvigionamento decentralizzate.
Molte aziende si stanno muovendo verso approcci di “smart multi-sourcing“, utilizzando algoritmi avanzati per ottimizzare la selezione dei fornitori basata su molteplici fattori, tra cui costi, rischi e performance ambientali. La geografia delle mappe dei fornitori si sta spostando verso la decentralizzazione, sia per ridurre l’esposizione al rischio sia per avvicinarsi ai mercati. Negli Stati Uniti, ad esempio, sono stati investiti oltre 1.600 miliardi di dollari nella produzione nazionale negli ultimi cinque anni, con settori chiave come i semiconduttori che beneficiano di incentivi federali volti a ridurre la dipendenza da fornitori esteri.
Anche le soluzioni assicurative si stanno evolvendo, sebbene il divario tra le esigenze delle supply chain globalizzate e le offerte degli assicuratori si sia ampliato negli ultimi anni, in particolare nelle aree esposte a disastri naturali e rischi geopolitici. Alcune grandi aziende stanno espandendo l’ambito delle loro filiali assicurative captive, mentre altre stanno formando sindacati per creare le proprie mutue assicurative, come MIRIS, istituita da 12 aziende europee per proteggersi dai rischi digitali.
Dall’ottimizzazione globale alla resilienza strategica
La trasformazione delle supply chain in questa nuova era richiede un cambiamento fondamentale di mentalità. Come conclude il rapporto, “Dovremo abbandonare il dogma del ‘single sourcing’ per recuperare flessibilità approvvigionandoci da fornitori alternativi e incoraggiando i fornitori strategici a localizzare le capacità in aree multiple (‘nearshoring’/’friendshoring’) o vicino ai mercati di consumo”.
Questo cambiamento non è meramente difensivo ma offre potenzialmente vantaggi strategici. Le aziende che riescono a costruire supply chain agili, sostenibili e resilienti acquisiranno vantaggi competitivi in un ambiente sempre più instabile. Il rapporto delinea quattro passaggi chiave per una supply chain più resiliente: migliorare le prestazioni attraverso approvvigionamento e controllo qualità standardizzati; potenziare l’anticipazione attraverso modelli di previsione avanzati e analisi del rischio; garantire robustezza attraverso fonti multiple e punti di disaccoppiamento; e stabilire una visibilità end-to-end lungo l’intera supply chain.
In questa nuova era di deglobalizzazione, le aziende devono accettare l’incertezza come il “new normal” e investire nello sviluppo di supply chain che non siano solo efficienti ma anche abbastanza robuste da resistere a crisi geopolitiche e climatiche che inevitabilmente si verificheranno negli anni a venire. Sebbene questa trasformazione richieda investimenti significativi, rappresenta una necessità strategica per le imprese che cercano di prosperare in un mondo sempre più complesso e frammentato.