09 Dec Mantenere la calma e gestire il rischio: l’invito di Castelli ai Risk Manager italiani
Proponiamo il testo integrale dell’articolo del nostro CEO Maurizio Castelli pubblicata su “Commercial Risk”. Forte anche della sua esperienza come presidente di FERMA e di aver ricoperto ruoli apicali come Risk Manager di grandissime aziende, il messaggio chiave di Castelli è semplice: in un’epoca ad altissimo rischio come quella attuale, i Risk Manager sono chiamati a stabilizzare, mediare e proteggere le aziende soprattutto creando partnership tra Risk Management e compagnie assicurative. Ma alla base c’è prima di tutto un’evoluzione culturale – questa è la vera sfida.
I Risk Manager italiani devono mantenere la calma, evitare il panico e agire razionalmente nell’affrontare una situazione di hard market che probabilmente sarà più lunga di quanto molti si aspettassero prima dell’ascesa del Covid-19. Maurizio Castelli, ex presidente di Ferma, consulente scientifico e responsabile della formazione presso ANRA, è ora amministratore delegato di AUGUSTAS Risk Services, società di brokeraggio e consulenza sui rischi con sede a Milano. Castelli è stato Presidente FERMA durante l’ultimo periodo di forte inasprimento del mercato assicurativo, dopo gli attacchi terroristici a New York nel 2001, e ritiene che lo scenario attuale si prolungherà ancora, motivo per cui i Risk Manager dovrebbero investire nelle partnership con i propri broker e assicuratori per fronteggiare il difficile periodo.
“Incertezza è la parola chiave di questi tempi, e nessuno ha la sfera di cristallo, ora meno che mai, quindi qualsiasi previsione è davvero difficile da fare. Tuttavia, sarei sorpreso se dopo questa crisi assistessimo a un rapido ritorno alla cosiddetta “normalità”. Si discute molto della necessità di familiarizzare con il “new normal”, vale tanto per le persone quanto per le aziende, e il settore assicurativo non sarà esente da questo cambiamento” afferma. “Detto questo, il mercato si stava inasprendo già prima del Covid-19, ed era la prima volta negli ultimi 20 anni in cui questa tendenza si stava manifestando con tanta forza. Sarei quindi molto sorpreso se questa fase non durasse più di un anno: la mia aspettativa è che continuerà ben oltre. La linea di business più colpita è sicuramente il property, e inoltre stiamo assistendo a condizioni difficili che colpiscono alcuni settori più di altri, quali ad esempio l’energy, l’ambientale, gli operatori autostradali, dal momento che alcuni eventi hanno messo in luce i rischi specifici di questi comparti” ha proseguito Castelli.
L’ex Direttore del Risk Management di Pirelli, che è stato anche country head di XL Insurance nel periodo antecedente l’acquisizione da parte di AXA, ha affermato che ora è il momento per i Risk Manager di potenziare le partnership e mostrare il valore della loro professionalità e dei processi di gestione del rischio.
“Come vedete ho i capelli grigi, e sono nell’arena dell’assicurazione e della gestione del rischio corporate da più di 30 anni. Pertanto, ho il vantaggio, contrariamente a molti colleghi più giovani, di aver assistito a cicli assicurativi e fasi di mercato davvero difficili” ha affermato. “Quello che i player devono fare è mantenere la calma, non farsi prendere dal panico e agire razionalmente. Le parole chiave sono relazione a lungo termine e controllo del rischio. Dal punto di vista dei risk manager, c’è una grande opportunità di dimostrare finalmente il vero valore della loro professione, che non è solo quella di saper scegliere e acquistare un’assicurazione, ma piuttosto mappare i rischi, mitigarli, controllarli e quindi trasferire il rischio residuo alle migliori condizioni possibili”.
Chiaramente questo è anche un momento in cui il broker ha una grande opportunità per mostrare il proprio valore, lavorando per conto del risk manager. “In qualità di assicuratore hai l’opportunità di razionalizzare il tuo portafoglio e di guadagnare bene assicurando quei rischi che sono gestiti meglio di altri. Il broker può davvero facilitare l’incontro e la comprensione reciproca dei clienti giusti con gli assicuratori giusti, comprendendo che è nel loro interesse reciproco lavorare congiuntamente sulla qualità del rischio e costruire una relazione a lungo termine” ha spiegato Castelli.
I broker concordano sul fatto che, al fine di contenere i costi in un mercato in forte espansione, i Risk Manager italiani devono esaminare molto più da vicino le loro strategie di ritenzione del rischio e, ove possibile, considera l’uso di captive. “La ritenzione del rischio, insieme al risk control e alla loss prevention, è un metodo chiave per contenere il costo della copertura, in particolare a breve termine. Oggi più che mai le aziende guardano alle captive come a uno strumento efficace per ritenere i rischi, e questo sta accadendo anche in Italia, un mercato che tradizionalmente non è mai stato un forte utilizzatore di questo strumento” ha affermato. Va comunque considerato che le captive non sono comunemente utilizzate dalle imprese italiane, e per questo Castelli concorda con i molti Risk Manager europei che ritengono fondamentale un sostegno governativo in questo settore.
“Parliamo di uno strumento ancora complicato e piuttosto costoso, e non è affatto facile per le medie, per non parlare delle piccole aziende avere accesso a questo strumento. L’Italia è ancora una terra di PMI, pertanto non mi aspetto un reale boom delle captive, a meno che non si rendano disponibili modalità “rent a captive”, efficaci e accessibili, con un sostegno statale operato attraverso incentivi fiscali. Ciò però richiederebbe anche un cambiamento culturale, che non è così facile da realizzare nel nostro Paese” ha continuato Castelli. Il governo italiano potrebbe costituire un supporto sostanziale per l’economia nazionale se sostenesse la creazione di un regime assicurativo misto, con l’obiettivo di gestire future crisi sanitarie così come altri rischi ad alto impatto per il paese come le catastrofi naturali.
Proprio questa settimana ANRA ha annunciato ufficialmente il proprio sostegno a una tale proposta, avanzata da ANIA. Tuttavia Castelli teme che questo impegno potrebbe essere difficile da portare avanti in Italia, un paese in cui – a differenza di altri come Francia, Spagna, Germania e Regno Unito – non c’è storicità negli interventi governativi a supporto della gestione dei rischi. “Mi piacerebbe essere contraddetto su questo, ma sono scettico. Purtroppo, l’Italia, la terra dei terremoti, è uno dei pochi paesi in Europa che non dispone di un sistema assicurativo statale per i terremoti. Sarei molto positivamente sorpreso se fossimo in grado di farlo per le pandemie. ANRA sta appoggiando una richiesta al governo in questa direzione, e penso che questa sia la cosa giusta da fare. Ma sono ancora dubbioso che ciò accadrà a breve termine. È, ancora una volta, una sfida culturale, abbiamo bisogno di una mentalità diversa e temo che non sia ancora il momento giusto” ha detto a Commercial Risk Europe.
(fonte: Commercial Risk)